
Sarebbe stato accolto da un’ovazione e lui avrebbe fatto l’inchino che dedicava ai tifosi ad ogni gol. E anche se la sua vena realizzativa si era un pochino inaridita negli ultimi tempi, gli si riconosceva un ruolo determinante se non come finalizzatore, come collante della catena pronta a rispondere ad ogni azione pericolosa. Personalità spiccata, altero: incuteva rispetto anche negli arbitri che fischiavano fallo ad ogni contrasto che meritasse il fischio.
Domani arriverà al Maradona da avversario e vorrà riproporre parte del suo repertorio dopo un inizio di campionato molto complicato dove non riusciva a trovare lo spazio giusto. Con Ribery, grande, antico, campione vorrà mostrare d’essere ancora “quel” Callejon ma il Napoli non sarà disposto a fargli fare la passerella da trionfatore.
Sette anni di ricordi e di speranze comuni di un gruppo che ha tentato di agguantare quel successo che pure gli azzurri meritavano: Josè ha preferito chiudere il ciclo e andare altrove. Ma tutto si evolve: nel Napoli Hirving Lozano si è piantato lì, nella sua posizione e interpreta a suo modo quel ruolo. E Callejon, sette anni alle spalle, entrerà per la prima volta nella sua vita nello stadio Maradona.
