
Il capitano del Napoli è stato punito con un’ammenda di 2000 euro per simulazione. Durante la partita al Maradona contro la Fiorentina, in un’azione di gioco, Milenkovic tocca Insigne che cade in area. Nessuna scena, nessuna parola ma Chiffi decide che non c’è fallo (rigore) ma simulazione. Né interviene Di Bello e Cecconi designati al VAR e all’Avar, così che al giudice Mastandrea arriva il referto arbitrale, unico elemento su cui giudicare: da qui i 2000 euro di ammenda.
E tornano alla mente le tante battaglie per dialogare con gli arbitri, e i tanti sì da parte della categoria che continua invece a trincerarsi in un silenzio che copre ogni prestazione insufficiente. Ora, che il giudice decida di punire la simulazione, è più che lecito, ma che il referto arbitrale non sia visionato dalla squadra designata, lascia molti dubbi. Nell’occasione Insigne si è rialzato sorridente senza che trapelasse il suo pensiero in parole per non incorrere in un altro rosso: eppure non è stato sufficiente.
A questo punto l’AIA dovrebbe essere più attenta a leggere i numeri del calcio. Parlando di ammonizioni, sinora in serie A, sono stati mostrati 810 cartellini gialli e, prima in graduatoria c’è la Lazio con 58 ammonizioni, seguono Spezia, Sampdoria Benevento a decrescere con il Napoli in ultimo posto che vanta appena 28 ammonizioni con 2 espulsioni di cui un’espulsione che non recava danno alla salute dell’avversario ma alla sensibilità di un arbitro che 1 volta su cento sente un’imprecazione.
I numeri andrebbero interpretati, compresi e valutati: dai rigori dati o non dati e anche dai rigori concessi a risultato acquisito; da chi si tuffa per vocazione a chi subisce senza protestare. I numeri hanno un’anima.
